Recensione 2001 Odissea nello Spazio di Arthur C. Clarke

Ciao a tutti
Oggi il nostro Federico ha letto e recensito per voi il libro 2001 Odissea nello Spazio di Arthur C. Clarke per la Fannucci TimeCrime scopritene di più  continuando a leggere





Titolo : 2001 Odissea nello Spazio

Autore: Arthur  C. Clarke 

Genere: Fantascienza 

Casa Editrice: Fannucci TimeCrime 

Link per acquisto: Fannucci timecrime


Quando un enigmatico monolite viene trovato sotto la superficie lunare, gli scienziati non immaginano che quell’antico e straordinario manufatto abbia più di tre milioni di anni né che, una volta riportato alla luce, cominciasse a inviare un potente segnale indirizzato verso l’orbita di Saturno. Che cos’è veramente quel monolite? A chi è rivolto quel segnale? Per scoprirlo, la nave spazialeDiscovery parte alla volta di Giapeto, satellite di Saturno. I membri dell’equipaggio, scelti tra i migliori cosmonauti, sono assistiti nella loro missione da HAL 9000, cervello e sistema nervoso dell’astronave, un computer potentissimo capace di riprodurre i meccanismi della mente e dotato di una propria coscienza. Una macchina perfetta, fin troppo umana, tanto da essere soggetta a nevrosi e impulsi omicidi. Starà ai membri dell’equipaggio far sì che HAL 9000 non li coinvolga nella sua follia digitale: in gioco c’è la possibilità di entrare in contatto con le entità sconosciute e insondabili, a cui il monolite appartiene e che potrebbero essere all’origine della civiltà stessa.
Uno dei romanzi più significativi del Novecento, che ha delineato luoghi e tempi prima sconosciuti, divenendo la pietra miliare della fantascienza.

“Il più grande romanzo di fantascienza del nostro tempo e di tutti i tempi. Stupefacente.” - Time

“Arthur C. Clarke attira il lettore dentro strane e magnifiche forme di pensiero sul tempo, la dimensione, l’esistenza.” - The New York Times


Nel 1968 l’umanità aveva poggiato il piede esclusivamente sulla superficie del proprio Pianeta, si potevano solamente supporre, immaginare e forse ricostruire artificialmente gli effetti di una gravità diversa da quella della Terra.
Non esistevano schermi piatti, non esistevano apparecchi in grado di effettuare videochiamate o servizi di messaggistica istantanea, né computer con cui interagire con il semplice comando vocale.
I calcolatori occupavano stanze intere e possedevano capacità di elaborazione ben al di sotto di quella di un Nokia 3330, l’opportunità di comandare un apparecchio toccandone semplicemente la superficie probabilmente era in essere, ma certamente non ancora commercializzata.
Solamente nove anni dopo sarebbero state lanciate le sonde spaziali Voyager 1 e Voyager 2 che, decenni più tardi, avrebbero spedito le prime fotografie dei pianeti componenti il sistema solare esterno (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) e l’umanità avrebbe dovuto attendere sino al 2015 per poter finalmente vedere un’immagine del più remoto fra tutti, Plutone.

Nonostante tutto questo il 1968 è stato l’anno di uscita del film e del romanzo omonimo 2001: Odissea nello spazio.
Il film, diversamente da quanto si crede, non è tratto dal romanzo; né quest’ultimo è stato ispirato dalla pellicola.
Semplicemente sono stati sviluppati in contemporanea, Clarke e Kubrick hanno lavorato fianco a fianco per più di tre anni, gestando e partorendo in simultanea i due capolavori.
Caso forse più unico che raro: film e libro sono indissolubili, entrambi stupendi.
Il classico: “Bello il film, ma il libro è meglio” qui non vale, è fuorigioco.

Clarke, dimostrando una estrema padronanza delle leggi fisiche che governano l’Universo ed una fantasia sconfinata, narra la storia di un’Umanità indissolubilmente fragile, sul bordo del baratro fra la sopravvivenza e l’annientamento.
In bilico tra l’estinzione del progenitore uomo-scimmia, milioni di anni fa, e l’auto distruzione nucleare che, nel 1968, era da considerarsi pericolo reale.

Le pagine scorrono veloci, filano a velocità luce sotto gli occhi del lettore e alla fine si scontrano con quello che vorrebbe essere una sorta di consolazione, tremenda e inconscia, ma pur sempre consolazione.

L’autore suppone che esistiamo ed esisteremo non solamente grazie a Noi, al nostro ingegno, ai meriti delle nostre sinapsi.
Ma che possiamo tutto anche (e forse soprattutto) per merito di un aiuto esterno, grazie a dei coltivatori di lumi intergalattici, che ci hanno dissociato dalla gretta esistenza bestiale e primitiva: spingendo i nostri antenati a raccattare un sasso che divenne così il nostro primo strumento, la nostra prima cosa.
Garantendo quindi la sopravvivenza ad una specie altrimenti condannata all’estinzione per inedia, a scapito dell’inimmaginabile presenza di potenziale cibo all’interno del proprio ecosistema: l’uomo-scimmia, unendosi in comunità e armandosi di sassi e bastoni, che moltiplicarono la potenza offensiva del braccio, riuscì così ad eliminare il felino predatore e ad abbattere prede, frollandone la carne e rendendola digeribile, anche se cruda.
Lo stesso aiuto esterno che, intere ere dopo, riesce a svincolare l’astronauta David Bowman dai limiti imposti dal corpo fisico, evolvendolo e permettendogli di salvare un’umanità certamente condannata all’estinzione artificiale.

2001: Odissea nello spazio è un libro che và letto, e così come tutte le grandi opere possiede diverse chiavi di lettura: ognuna delle quali, se intercettata, apre a mondi e visioni completamente differenti.
È in primis un libro di fantascienza, che narra di viaggi interstellari ed entità aliene, un libro su un evoluzionismo che forse cruccerebbe Darwin. È un’opera sui limiti delle macchine e un trattato sulla coscienza artificiale, scritto prima che Siri fosse anche solamente immaginato.
Un libro che racconta la grandezza e la miseria dell’Uomo, fino a prova contraria assoluto dominatore e custode del Pianta Terra e del Sistema Solare.
Infine potrebbe anche essere un libro sulla spiritualità, su Dio.
O, come crede chi sta scrivendo questa recensione, sulla speranza di Qualcuno. 
Comunque sia, una pietra miliare che và assolutamente letta.

A cura di Federico Martignon 



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